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venerdì 19 ottobre 2012

Tra sacro e profano

Periodo di magra, ho poche cose da raccontarvi: le mie continue disavventure mi costringono a fare controlli più approfonditi su alcune componenti della mia bicicletta e per questo necessito di più tempo. Non siamo in estate, gli attimi liberi sono di meno e le risorse vanno gestite anche per altre cose. Se fosse necessario molto tempo per riparare la mia Mountain Bike vorrà dire che mi adatterò; ho ancora due gambe e tanto fiato, posso sempre uscire a piedi quando vorrò.

Ho, però, ancora un racconto arretrato risalente a qualche settimana fa, più precisamente a quando andai al Napoli Bike Festival; dopo aver visto il villaggio allestito per la manifestazione, io e Antonio abbiamo raggiunto in bici il Parco Vergiliano a Piedigrotta, ossia quello delle Tombe di Virgilio e Giacomo Leopardi, situato ai piedi della collina di Posillipo.

 

Giunti sul posto a suon di pedalate, non appena entrati il custode ci chiese di posare le biciclette: non c'è un divieto, semplicemente, il parco è sviluppato in altezza, per cui non è adatto ad attività sportive. Bastano pochi passi affinchè lo sguardo, come guidato da linee prospettiche, è diretto verso il pendio di Posillipo e pochi altri ancora per vedere la Crypta Neapolitana aprirsi nel tufo, affiancata dalla tomba di Virgilio.

Continuando a percorrere il viale principale si incontra la tomba di Giacomo Leopardi, costituita da un grande altare poggiato su un basamento quadrato e incastonato in una grotta di tufo. Il poeta, sepolto inizialmente nella chiesa di San Vitale Martire nel quartiere di Fuorigrotta, fu qui traslato nel 1939, pochi anni dopo che il Regno d'Italia aveva acquistato il parco da un privato.

Salendo ancora, sulla destra si incontrano delle scalette che portano al punto più alto del parco, ma proseguiamo fino all'ingresso della Crypta Neapolitana, detta anche Grotta di Posillipo.
Questo luogo è circondato da un alone di mistero e di leggenda, al punto che ha influenzato nei secoli le tradizioni e la cultura popolare.

La leggenda narra che questa sia stata scavata da Virgilio nel corso di una notte, con l'ausilio delle sue arti magiche, ma le fonti storiche del tempo dicono che l'abbia realizzata Lucio Cocceio Aucto, ingegnere romano e progettista di altre infrastrutture fra Napoli e Pozzuoli durante la guerra fra Ottaviano e Marco Antonio. 

Al termine di questa, però, la galleria continuò ad essere utilizzata come infrastruttura civile. La Crypta, nel I secolo, venne consacrata a Priapo e in suo onore venivano qui celebrati riti orgiastici; sulla base di alcuni ritrovamenti di epoca spagnola, si suppone che la grotta sia stata successivamente utilizzata come mitreo e che abbia ospitato riti misterici in onore di Mitra e della divinità sincretica Apollo-Helios-Sol Invictus.

La galleria, inoltre, è allineata con il sole all'alba e al tramonto degli equinozi, facendo sì che questa venga completamente irradiata da luce naturale. Per questo motivo, si diffuse la credenza che chi provava ad attraversarla in solitaria di notte veniva colpito da un maleficio, ma l'uscirne incolumi era un buon presagio.

Col passare dei secoli, i riti misterici furono sostituiti da quelli Cristiani in onore della Madonna, i riti orgiastici furono sostituiti dalla pratica dei "maritaggi", ponendo le basi per quella che dal XV secolo sarà la Festa di Piedigrotta.

La grotta, infine, è stata modificata e consolidata per volere di alcuni regnanti di Napoli ed è stata chiusa al pubblico alla fine del XIX secolo per motivi statici. 

Tornando alla visita del parco, facendo qualche passo indietro si arriva alle scalette che ho citato prima; scalando queste, è possibile salire fino al punto più alto del parco, ossia sopra l'arco di ingresso della Crypta, e da qui è possibile apprezzare una vista panoramica sul Vomero, le zone marittime di Napoli e, come sempre, il Vesuvio. Salendo le scale, inoltre, si volgono le spalle al panorama, per cui quando mi girai, rimasi sorpreso e attonito per un po'. 


Sulla destra si trova la tomba di Virgilio: dal punto di vista strutturale, ha la forma simile ad altri colombari presenti sul territorio campano, in quanto è costituito da un basamento quadrato, sul quale è poggiato un tamburo sovrastato da una piccola cupola. L'esterno non è in ottime condizioni, infatti, solo dall'interno si distingue chiaramente che il mausoleo è stato realizzato con l'opus reticolatum. C'è l'usanza di portare una dedica al poeta simbolo della latinità e lasciarla in un apposito contenitore; mi aspettavo di leggere l'invettiva di qualche studente, ma non ho trovato parole di odio o risentimento per qualche interrogazione andata male (va bene, sono in malafede).







La visita del parco termina praticamente qui; da tempo ero curioso di visitare questo parco, ma non ne avevo mai trovato l'occasione. E' un posto molto rilassante, nonostante si trovi non lontano da strade molto trafficate; l'unico rumoraccio che periodicamente si sente è quello della metropolitana che transita nella stazione di Mergellina. Il verde è il colore dominante, si trova anche sui muri dato che ci sono tante piante rampicanti; è il posto ideale per tirare una boccata d'aria durante la canicola estiva. L'alone di mistero che in passato ha dato vita a tanti culti e credenze lo si sente ancora, ma forse, pensando alla genesi di queste e guardando le immagini sacre adornate con rosari, sciarpe della propria squadra del cuore (è superfluo specificare quale) e biglietti della metropolitana, ci si rende conto che questo è uno dei tanti posti di Napoli in cui il sacro accarezza dolcemente il profano.

Approfondimenti e fonti:

domenica 30 settembre 2012

Bollettino di guerra... - Napoli Bike Festival 2/2

Domenica 23 settembre, ore 9.00, la seconda giornata del Napoli Bike Festival prevedeva un'escursione alla foresta di Cuma, guidata dal gruppo Carbonari Bikers. Io, Francesco (ormai parte integrante del gruppetto corsa-bici) e un Antonio alle prese con l'influenza avevamo intenzione di andare lì, ma avendo solo due caschetti non potevamo prendere tutti parte questa; decidemmo, perciò di andare lì autonomamente.

Radunati al punto di incontro (tutti in orario, nemmeno io ho fatto tardi questa volta), ci incamminammo di buona lena verso la foresta; l'itinerario prevedeva il passaggio per la via Consolare Campana (a Villaricca), via San Nullo (Licola) e al depuratore di Cuma avremmo deciso poi quale strada prendere per raggiungere la meta.

La sfortuna e una mia disattenzione, hanno voluto che la mia corsa si fermasse poco prima dell'impianto di depurazione a causa di una foratura della ruota posteriore. Questa volta avevo una camera d'aria di riserva, ma non avevo minimamente pensato che mi servisse anche una chiave inglese da 17 per sostituirla. Dove ci eravamo fermati, non c'era nessuno a cui chiedere qualche utensile, se non qualche gruppo di ciclisti, ma da loro avevamo ricevuto solo risposte gentili; c'era poco da fare, ci toccava tornare indietro e chiedere a qualche esercizio commerciale quello che mi serviva. E fu così che dopo aver chiesto invano una chiave inglese a varie persone, trovammo fortuna all'interno di un supermercato, dove le commesse ce ne diedero una di quelle regolabili. 

Riparata la bici alla meglio, essendo ormai le 11.30 ed essendo un po' sfiduciati, optammo per dirigerci verso Villaricca e da lì avremmo deciso il da farsi. Per il caro Antonio, la via del ritorno non fu affatto facile: il suo raffreddore peggiorava vistosamente provocandogli disagi nella respirazione e costringendolo ad un'andatura lentissima. Più volte, lo staccavamo e ci facevamo raggiungere, finchè, giunti a Qualiano varcando il ponte di Surriento, mi accorsi che Francesco aveva una sospetta foratura, rivelatasi tale dopo aver provato a gonfiare nuovamente la ruota.

Fummo costretti a tornare anzi tempo a casa, consci che nonostante tutta la sfortuna che ci aveva colpito, poteva andare anche molto peggio.

Qualche parola, infine, sul Napoli Bike Festival: l'ultima giornata era quella con più itinerari proposti, tra i quali, ricordo quello di Posillipo, del Centro Antico e quello delle Scale di Napoli.

L'iniziativa è stata indubbiamente positiva, spero che ce ne saranno altre e che oltre agli itinerari già praticati, ve ne saranno altri: più ciclismo o mountain biking praticato, meno parlato. Magari l'anno prossimo ci saranno meno parole da spendere, più ruote e più strade pedalabili. Lo spero e spero anche che l'anno prossimo, se ci sarà il Napoli Bike Festival 2013, potrò essere più presente.

domenica 23 settembre 2012

"L'avresti mai detto che avresti pedalato per Via Roma?" - Napoli Bike Festival 1/2

Qualche settimana vi avevo parlato del Napoli Bike Festival, la prima manifestazione che io ricordi dedicata alla bicicletta e che, mentre vi scrivo, volge al termine con un concerto alimentato dalle pedalate di 128 ciclisti.

Contrariamente ai miei piani, ho partecipato attivamente alla manifestazione una sola mattina, quella di sabato 22 settembre nella quale non ho potuto prendere parte a nessun itinerario, motivo per cui, adesso che iniziano a fioccare foto dalla pagina facebook della manifestazione, le posso solo utilizzar per prendere qualche spunto per itinerari futuri.

Il festival è iniziato nel tardo pomeriggio di venerdì 21 settembre con una mostra fotografica, proiezioni di video e un reading di componimenti aventi come tema le due ruote.

Il giorno seguente, il sabato 22, alle 9.00 era in programma l'itinerario per il Vesuvio. Non ho partecipato perchè non penso di avere già la gamba per arrivare in cima (e lo stesso pensavano i miei amici di loro stessi), ma sono andato comunque al villaggio con il mio caro compagno di "mille chilometri" Antonio. Siamo partiti da Villaricca alle 9.30, con un'andatura lenta ed intervallata da parecchie pause per scattare qualche foto. Abbiamo scelto di giungere a Napoli facendo, in linea di massima, la strada del vecchio 160, con qualche piccola variazione; giunti a piazza Dante abbiamo proseguito verso via Roma, piazza del Plebiscito e, finalmente, il lungomare.

Ebbene sì, fino a qualche mese fa, non avrei nemmeno immaginato di muovermi in bici nel centro di Napoli.

Giunti alle 11.00 circa alla villa comunale, ci siamo diretti verso il villaggio: con un po' di sorpresa, abbiamo scoperto che la "base operativa" del festival non occupava molto spazio, perchè vi erano solo una quindicina di stand (divisi fra espositori, associazioni ed organizzazione) e qualche stanza all'interno della Casina Pompeiana. Non so perchè mi aspettavo qualcosa di enorme, ma in effetti, cos'altro doveva esserci?

Girando per i vari stand, non ho potuto fare a meno di notare quanto la mia mountain bike fosse spartana rispetto gli ultimi modelli, la maggior parte dei quali erano biammortizzati, avevano telai con geometria sloping, erano
muniti di ruote larghe adattissime agli sterrati e freni a disco. Le bici di oggi sono decisamente cambiate e spero che chi le acquisterà, le utilizzerà a dovere, non limitandosi a spostamenti in città.

Dovendo tornare a casa per pranzo, a causa di alcuni impegni, abbiamo deciso di pedalare ancora un po' per il lungomare e Mergellina, facendo una sosta al Parco Vergiliano a Piedigrotta, quello delle tombe di Virgilio e Leopardi. Verso le 13.00, infine, ci siamo avviati verso la funicolare di Chiaia che ci ha poi permesso di giungere rapidamente al Vomero e da lì ci siamo diretti verso casa pedalando. Una piccola soddisfazione: da piazza Medaglie d'Oro all'ospedale Cardarelli sono riuscito ad affrontare le salite di via Domenico Fontana e via Bernardo Cavallino senza mettere i piedi a terra (contro ogni aspettativa).

Il pomeriggio il Napoli Bike Festival prevedeva alcuni laboratori circa la meccanica e la manutenzione di una bicicletta e un dibattito dal titolo "Napoli in bici: si può". Non avendo potuto dire la mia alla manifestazione, mi esprimerò qui: sì, si può, ma per parlare veramente di mobilità sostenibile c'è ancora una montagna da scalare. La sola pista ciclabile non è sufficiente, deve essere inserita in un piano integrato, che preveda sistemi di bike sharing e un trasporto pubblico locale efficiente fino in periferia e forti campagne di sensibilizzazione all'utilizzo della bicicletta. Per fare un esempio, se avessi voluto partecipare alla pedalata sotto le stelle prevista per la sera, sarei dovuto tornare a casa con le mie gambe; dopo una giornata in sella ad una bici, non sarebbe stato facile (senza contare i rischi intrinsechi dell'andare in bici di notte).

Fatta la pista ciclabile, ora si lavori ad un progetto integrato che riguardi anche la periferia, altrimenti la questione della mobilità non la si risolve, la si sposta solamente.

domenica 16 settembre 2012

Pedalate irlandesi

Non vi parlerò di pedalate recenti, nè tanto meno di quelle italiane: vi parlerò di pedalate irlandesi, risalenti al mese di agosto del 2011. Il contesto, più precisamente, è quello dei dieci giorni trascorsi a Dublino: un soggiorno così lungo non era previsto, in quanto si era deciso con alcuni amici di visitare anche altre città della Repubblica d'Irlanda, ma per svariate vicissitudini, a Ciampino solo io ed i miei amici Giorgio e Luca abbiamo varcato il confine. 

Mi concentrerò sull'escursione in bicicletta fatta al Phoenix Park, il parco urbano più grande d'Irlanda, secondo in Europa solo al Richmond Park di Londra. 

Colui che più ha voluto questa esperienza, però, fu Giorgio, che dopo vari tentativi riuscì a convincerci: non è che fossimo contrari, il fattore che sembrava rendere il tutto proibitivo erano i tipici scrosci di pioggia dell'Irlanda. 

Dublino, dopotutto, si addice molto all'utilizzo della bicicletta: il territorio è pianeggiante, le piste ciclabili corrono in parallelo a tutte le strade principali e fornisce un conveniente servizio di bike sharing, chiamato "dublinbikes". Il sistema, in linea di massima, è lo stesso di molte altre capitali europee, tuttavia, essendo il centro di questa non molto esteso, è possibile attraversarlo gratuitamente o pagando pochi centesimi oltre l'acquisto del ticket (la prima mezz'ora è gratuita, il tempo sufficiente per spostarsi da nord a sud o da ovest ad est). 

Il servizio, come vi ho appena detto, ha notevoli pregi, tuttavia, non ne usufruimmo, perchè contestualmente all'acquisto del ticket bisogna versare anche 150€ di cauzione, che verranno restituiti solo alcuni gironi dopo: di tempo e denaro non ne avevamo a sufficienza, per cui preferimmo noleggiare delle biciclette in un centro consigliato dal nostro ostello, in modo tale da poter pagare la cauzione in contanti e riaverli indietro una volta restituiti i mezzi (le dublinbikes ve le consiglio lo stesso, se riuscite a pianificare bene le spese). 

Scegliemmo delle bici da passeggio ed abituarmi a guidarne una non fu facile, perchè i manicotti del manubrio erano quasi paralleli alla ruota anteriore (non ortogonali) e non erano provviste della ruota libera, per cui non pedalare equivaleva ad azionare il freno posteriore; un'altra novità, per noi, era la guida a sinistra, ma per fortuna, grazie all'ausilio delle piste ciclabili, non fu difficile. Un handicap non trascurabile era rappresentato dal clima: appena saliti in bici, cominciò a piovere con insistenza. 

Nonostante le nostre insicurezze, giungemmo sani e salvi alle porte di Phoenix Park e subito ci rendemmo conto dell'immensità di questo: immensi prati verdi, intervallati da aree boschive, dove talvolta si trova il classico laghetto con cigni e anatre. Spesso, non si può tratta nemmeno di semplici prati, ma di campi da calcio, da rugby, hurling o calcio gaelico. 

Immagine presa da Wikipedia
Dividendo il parco in quattro grandi zona, le prima visitata fu quella sud-est; questa zona si trova su un pendio, infatti, percorremmo lunghi tratti in discesa. Qui non potei fare a meno di notare l'immensa Croce Papale, la quale domina la zona circostante grazie alla sua grandezza; nella mia mente, questa croce era di colore scuro, ma dalle foto reperibili su Wikipedia scopro che questa è bianca. 

Proseguendo in questa parte del parco e giunti a valle del pendio vediamo qualcosa che non ci aspettavamo: una colonia di daini selvatici. Ad essere onesti, in quel momento credevamo che quelli fossero cervi e ne avevamo anche un po' di paura perchè non sapevamo se fossero ostili o meno. Dopo vari tentennamenti, il più impavido fra noi, Giorgio, si fece strada e poco dopo lo seguimmo, rinfrancati dall'incuranza dei daini. Nel frattempo la pioggia era cessata e, fortunatamente, quel giorno non sarebbe più scesa. 
 
Giungemmo poi al Magazine Fort, un vecchio arsenale dell'esercito irlandese, non accessibile al pubblico per ragioni strutturali. 

Da lì, scendemmo ancora e puntammo il Wellington Monument, il vero dominatore del parco: l'obelisco è alto 62m ed è visibile da numerose zone del parco. È il più grande d'Europa e, secondo il progetto originario, doveva essere ancora più grande; per mancanza di fondi,  si optò per un obelisco meno alto e per decorazioni circostanti più scarno e fu terminato dopo oltre quaranta anni di lavori.  Il monumeno fu costruito in onore del Duca di Wellington, il generale artefice della definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo. Sul basamento di questo, sono incastonate quattro placche di bronzo, ottenuto dalla fusione di cannoni francesi conquistati durante la suddetta battaglia. 

Giunti qui, ne approfittammo per fare nuovamente pausa e io ne approfittai per scattare anche qualche foto. I miei amici ripresero per primi la bici e pochi minuti dopo, mi dissero di fare attenzione alle schegge di vetro sul terreno; qualche momento più tardi, Luca mi disse che Giorgio aveva forato. C'era poco da fare, il mezzo andava riparato, per cui tornammo insieme verso l'ingresso di Phoenix Park dove le nostre strade si separarono momentaneamente: Giorgio andò a cambiare la bici, mentre noi continuammo a visitare il parco. 

Passammo alla zona nord-orientale del parco, iniziando dalla parte boschiva, per poi spostarci su una stradina parallela a quella principale; dopo aver pedalato abbastanza vedemmo in lontananza la residenza del Presidente della Repubblica Irlandese, l'Áras an Uachtaráin. Questa residenza fu progettata dal guardaboschi del parco alla fine del XVIII secolo ed è stata residenza di vari capi di stato dell'Irlanda. Nella prima metà del XX secolo doveva essere demolita, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo evitò; una volta terminata si decise di restaurarla, perchè ormai nell'immaginario collettivo la residenza presidenziale era l'Áras an Uachtaráin. 

Poco dopo, Giorgio si mise in contatto con noi e lo raggiungemmo allo Zoo di Dublino; non lo visitammo per questioni di tempo, ma questa è una delle principali attrazioni del parco in quanto ospita esemplari di numerose specie animali. Gironzolammo ancora per un po', poi andammo a restituire le bici; a conti fatti, abbiamo visto solo metà parco. 

Nel raccontare questa giornata, ovviamente vengo colpito da tanta nostalgia, Dublino è un posto che mi è rimasto nel cuore e spero di poter ritornarci presto, magari provando a fare il viaggio programmato inizialmente e soprattutto con una maggiore presenza della bicicletta. 

Ora, inoltre, ricordando tutto quello che è successo a Phoenix Park e le recenti uscite in bici nei dintorni di Napoli, ancora non mi capacito di come accadano spesso noie alla bicicletta. Sia che ci si muova da soli, sia che ci si muova in gruppo, bisognerebbe sempre avere numerosi pezzi di ricambio e gli utensili per sostituirli. Addio equipaggiamenti scarni, siano benedette tutte le auto ammiraglia dei grandi giri !

Informazioni
dublinbikes - In questo sito troverete tutte le informazioni dettagliate e potrete comprare un ticket per il sistema di bike sharing di Dublino. Lo consiglio a chi ha in programma di stare qualche giorno nella capitale.

venerdì 7 settembre 2012

Napoli Bike Festival

Probabilmente qualche appassionato ne avrà già sentito parlare, ma nella serata del 21 settembre e, per tutta la giornata, il 22 e il 23 settembre Napoli ospiterà il primo Napoli Bike Festival, manifestazione organizzata dal coordinamento Napoli Pedala, una rete di associazioni aventi come minimo comune multiplo la promozione dell'uso della bicicletta (come mezzo di trasporto in città e per viaggiare).

Questa manifestazione chiude la Settimana Europea della mobilità sostenibile e, svolgendosi poche settimane dopo il World Urban Forum, di fatto renderà settembre 2012 il mese della sostenibilità. La crisi e l'inquinamento costringono i cittadini e istituzioni a prendere "contromisure" verso questi problemi ed è per questo che molte città, Napoli è ormai fra queste, si iniziano ad attrezzare costruendo piste ciclabili, offrendo servizi di bike sharing e permettendo in alcune fasce orarie o nei weekend di accedere al trasporto pubblico locale (su ferro specialmente) senza costi aggiuntivi al titolo di viaggio.

Da pochi attimi, dalla pagina facebook dell'evento sono riuscito ad accedere al sito web della manifestazione e lì ho letto il programma. Il villaggio è collocato alla Villa Comunale di Napoli e qui si svolgeranno incontri, dibattiti, workshop, dimostrazioni, esposizioni e proiezioni riguardanti la bicicletta. Da qui partiranno anche i vari itinerari proposti, fra i quali ce ne sono alcuni impegnativi o non adatti a principianti, come quelli in bici per le scale di Napoli o quelli verso il Vesuvio e Cuma.

Mancano ancora due settimane all'evento e spero che dall'organizzazione arrivi qualche notizia più dettagliata. Mi piacerebbe partecipare a tutte e tre le giornate, ma posso accontentarmi del sabato e la domenica, ovvero quando si svolgeranno gli itinerari. Spero anche di riuscire a farne uno catalogato come "impegnativo", per cui in queste due settimane di attesa, verificherò nuovamente le mie capacità e, ovviamente, ritaglierò un po' di spazi nella mia giornata per gli allenamenti. Spero, infine, di avere buona compagnia: alcuni amici hanno già detto che vogliono partecipare, ma mi piacerebbe incontrarne altri o di vedere qualche persona che non mi aspettavo. Ora più che mai, per concludere, non posso trovare espressione più adatta di un "accorrete numerosi".

A presto,
Oreste

Approfondimenti

lunedì 3 settembre 2012

Dieci giorni di vacanza - Napoli & dintorni

Ciao a tutti !!
Ancora una volta qui a parlarvi di vacanze, ancora quelle in compagnia di Anaïs, ma questa volta mete differenti (e più vicine). Il secondo capitolo delle nostre vacanze si è svolto fra Napoli e dintorni, con un occhio di riguardo ai Campi Flegrei.

Il primo giorno (o meglio pomeriggio), ancora stanchi dopo la 5 giorni romana, siamo andati al Parco Virgiliano di Napoli, un po' come a dare un assaggio ad Anaïs di quello che ci aspettava nei giorni seguenti. Oltre questo, volevo mostrarle la Gaiola, ma per sbaglio mi sono trovato a Marechiaro: poco male, nonostante oggi vi siano ristoranti costosi e le case siano valutate due occhi della testa (ci metto la mano sul fuoco), si ha ancora l'idea di stare un borgo di pescatori dal quale si può ammirare l'imponenza del Vesuvio e le asperità della penisola sorrentina. Il caos e la frenesia della città sembravano lontani, forse perchè chi era in città si preparava a cenare, forse perchè le persone erano in numero inferiore o forse perchè le scogliere di Posillipo ti isolano.


Il giorno seguente siamo andati a Procida. Arrivare qui non è stato facile, perchè giunti al porto di Napoli, precisamente al molo Beverello, siamo stati dirottati al molo Calata Porta di Massa, perchè da qui partono i traghetti per le isole; dopo aver constatato che bisognava attendere delle ore, torniamo al molo Beverello per prendere un aliscafo.
Arrivati sull'isola, il benvenuto è diverso da quello ricevuro in altre isole campane (Capri su tutte): è molto più tranquillo ed anche qui si ha la sensazione di trovarsi in un borgo di pescatori e marinai, ma questa volta è una cosa ben giustificata.
Non potendo pernottare, oltre ad aver passato il pomeriggio alla spiaggia della Chiaia abbiamo visto poco altro; l'idea che m'è venuta in mente è di ritornarci presto, magari con la bicicletta, per poter raggiungere tutti i punti dell'isola.


L'ultimo giorno a disposizione, invece, abbiamo visitato il Parco Archeologico di Cuma. Ero stato lì solo una volta prima di quest'estate, all'epoca delle scuole elementari e lo ricordavo diveramente: i reperti, ovviamente quelli non sono cambiati, ma non ricordavo che fossero immersi nella rigogliosa foresta di Cuma. Quando abbiamo visitato gli scavi, inoltre, c'era pochissima gente, per cui il camminare nel silenzio rotto solo dal fruscio degli alberi e dal suono delle onde del mare mi offriva uno stato di pace interiore. Oltre a ciò, non bisogna dimenticare che il sito offre la possibilità di osservare i pochi resti dell'antica colonia greca e dai quali sono osservabili anche modifiche di epoca romana e medievale. 
Non avendo molto tempo, non siamo riusciti a visitare il foro romano di Cuma, ma ci siamo diretti verso Baia, raggiungendo il faro di Capo Miseno.
Allo stesso modo di Procida, non mi dispiacerebbe seguire un itinerario (da me preparato ovviamente) all'interno dei Campi Flegrei; non ho ancora nulla di pronto e non so se sono o quando sarò in grado di sostenere itinerari più lunghi, ma stiamo lavorando su ambo i fronti.


Alla prossima avventura,
Oreste.

sabato 1 settembre 2012

Dieci giorni di vacanza - Roma

Salve a tutti !!
È passato del tempo dal mio ultimo intervento, ma questa volta non ho avuto problemi con la bici o imfortuni: semplicemente, ho trascorso dieci giorni di vacanza fra Roma, Napoli e dintorni avendo una compagna di viaggio internazionale, la cara Anaïs, proveniente dalla Normandia.

La prima parte l'abbiamo trascorsa a Roma, combattendo con la canicola di quella settimana e facendo vari slalom fra le migliaia di turisti presenti.
Ho visto tantissime opere che avevo potuto solo ammirare dal libro di storia dell'arte. Una di quelle che maggiormente stuzzicava la mia curiosità era la Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini: volevo vedere con i miei occhi il Rio de la Plata ripararsi con la sua possente mano da una eventuale caduta della chiesa di Sant'Agnese del Borromini. E' una leggenda popolare alimentata dalla rivalità fra i due artisti: la fontana è antecedente alla chiesa, ma è una cosa che ricordo particolarmente bene (forse perchè venni interrogato su queste due opere).



Sono entrato nel Colosseo e nei Fori Imperiali e non ho potuto fare a meno di pensare a tutti gli eventi accaduti in questi siti oppure a tutti gli imperatori che nell'anfiteatro hanno organizzato giochi e cerimonie. Allo stesso tempo, mi viene da ridere nel pensare che il Colosseo sia stato utilizzato come una cava di travertino, quando non si era ancora coscienti del valore dell'opera.





Sono riuscito anche a visitare i Musei Vaticani e ammirare alcune di quelle opere che andrebbero viste almeno una volta nella vita. Ho visto le stanze affrescate da Raffaello e la Cappella Sistina, nota per gli affreschi di Michelangelo. Non sono nè un esperto, nè il più grande appassionato di pittura, ma queste opere ti rapiscono perchè sono una vera e propria esplosione di colori brillanti.





Ho visto, ovviamente, anche altre cose, ma Roma è una città troppo grande per essere conosciuta in pochi giorni e raccontata in un post di un blog: Roma stessa, nella sua interezza, è un monumento che attira milioni e milioni di turisti da tutto il mondo.
L'impatto con la città è stato un po' traumatico: siamo stati accolti da un caldo asfissiante e da alcuni lavori di manutenzione sulla linea A della metropolitana, nella tratta Termini-Ottaviano, San Pietro. Per chi non conosceva i percorsi dei bus dell'ATAC, non sarà stato facile spostarsi in città, poichè muoversi a piedi in una città immensa avvolta dalla canicola è una cosa abbastanza proibitiva.


Prima di concludere voglio darvi due notizie riguardanti Roma, una buona e una cattiva: la buona, è che l'ultima domenica di ogni mese è possibile visitare i Musei Vaticani gratuitamente (purchè non sia Pasqua, Natale, Santo Stefano o il 29 giugno), la cattiva, è che dopo le 23 non è possibile bere alcolici in strada (ma questo dal sindaco di Roma lo si poteva aspettare).

A prestissimo,
Oreste.

Ringraziamenti
Uno particolare ad Anaïs per essere stata la mia compagna di viaggio e per avermi concesso l'utilizzo delle sue foto.

Suggerimenti
Per chi visita la città per più di più giorni è conveniente comprare l'Archaeologia Card (durata 7 giorni oppure 9 siti) oppure il Roma Pass (ingressi ridotti e sconti sui ticket dei mezzi pubblici).